Deutsche Bank: ristrutturazione senza passare da una badbank
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È scattata l’ora della svolta: misure dolorose per tagliare costi, ridurre rischi, rilanciare redditività e top management, per una maggior efficienza dei processi decisionali. Lunedì, nel corso di un consiglio di amministrazione straordinario sono stati delineati obiettivi ambiziosi che però passano da rinunce e sacrifici. La gestione passerà dalle attuali tre a quattro divisioni: private banking, asset management, CIB (con una forza lavoro attorno al 25% sul totale) e corporate banking. Il punto di non ritorno è arrivato lo scorso 3 giugno quando il prezzo in Borsa del colosso tedesco ha toccato il minimo storico a quota 5,807 euro. Per il ceo Christian Sewing, alla guida di DB, la svolta deve essere credibile: un taglio di 15.000- 20.000 posti di lavoro sugli attuali 91.730 di cui 41.700 circa in Germania, in 3/5 anni; ridimensionamento e cessione di attività, prodotti e servizi onerosi poco redditizi o in perdita. A questo proposito è nelle carte uno sfoltimento del ramo CIB (ora 51% dei ricavi) geograficamente con tagli concentrati nel non core, ov- vero Usa e Regno Unito, con cessione di attività in equity, derivati e finanza strutturata, per un controvalore di 50-80 miliardi a seconda del prezzo di cessione. Tutto questo senza ricorrere alla creazione di una “bad bank”, perché prodotti, servizi e attivi saranno ceduti tanto in bonis quanto in perdita e perché non sa- ranno usate garanzie da parte dello Stato. Sarà costituita una non-core unit organization, Questa ristrutturazione, stando alle indiscrezioni, dovrebbe assorbire 5 miliardi di capitale: la banca potrebbe farvi fronte senza l’ennesimo aumento di capitale.
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