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  • Immagine del redattoreLuca Baj

Welfare aziendale e Welfare pubblico: due pesi sulla stessa bilancia


Sta prendendo sempre più piede l’idea di una rete di benessere aziendale, il cosiddetto “welfare aziendale”, soprattutto in un momento storico nel quale le aziende stanno cercando di adeguarsi al muovo modo “green” e “4.0” di fare azienda, attenta alla sostenibilità. Innanzitutto con il termine welfare aziendale si intende “l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit rimborsuali sia nella fornitura diretta di servizi, o in un mix delle due soluzioni”. Una serie di benefit, quali ad esempio: l’assistenza sanitaria integrativa, la previdenza complementare, il sostegno economico alle famiglie, all’istruzione, all’ambiente etc. Questa iniziativa, integrativa all’idea di Stato Sociale, ha delle ripercussioni positive sia per i lavoratori dipendenti pubblici e privati sia per le imprese stesse. Ma non solo, lo Stato potrebbe trarne vantaggi, poiché se aumentano le coperture per i lavoratori, minori sono i rischi per lo Stato di dover intervenire chiedendo alla collettività, ora in grande difficoltà economica e sociale. La necessità è quindi quella di creare una connessione tra il “welfare pubblico”, che, per problemi di bilancio, in questo preciso momento storico, non è in grado di sostenere le richieste dei cittadini, e “welfare aziendale”. Entrambi, per funzionare al meglio, dovrebbero essere inseriti in una dinamica di potenziamento delle risorse a disposizione, non limitandoli alle aree di carenza di uno o dell’altro.