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  • Immagine del redattoreLuca Baj

Discriminazioni sul luogo di lavoro: Italia al primo posto


Alla soglia del 2020 si deve purtroppo ancora parlare di discriminazione sul posto di lavoro. Questo non solo porta ad una regressione sociale e culturale, ma nel mondo imprenditoriale porta spesso ad un calo delle crescita aziendale, poiché sovente i talenti migliori non vengono assunti per qualche tipo di pregiudizio. Uno studio effettuato a Milano e Roma ha fatto emergere una realtà che troppo spesso viene insabbiata: sono stati inviati a dei datori di lavoro un campione di Curriculum progettati ad hoc nella quale emergono, tra i tanti, dati come orientamento sessuale e aspetto fisico ed è stato confermato che, se dal CV, emergeva che un candidato di genere maschile avesse un certo orientamento sessuale ( per esempio attraverso periodi di tirocinio in associazioni come “Centro di Iniziativa Gay-Arcigay”) aveva circa il 30% di probabilità in meno di essere richiamato per un colloquio e i maschi eterosessuali ricevevano il 14% di risposte in più rispetto ai loro colleghi omosessuali. Questo è uno studio che è stato effettuato anche nel resto del mondo, ma è stato confermato che gli italiani sono fra coloro che rispondono in maniera più negativa a questo tipo di pregiudizi. Il primato italiano però non riguarda solo le discriminazioni sull’orientamento sessuale ma su ogni tipo di discriminazioni; Infatti, secondo una analisi del 2017 “un italiano su quattro dice che non accetterebbe un ebreo come membro della propria famiglia: il risultato più elevato fra le nazioni analizzate”, o ancora “le donne fisicamente attraenti risultano essere favorite nel processo di assunzione, mentre “non risultano differenze significative” per gli uomini”.