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  • Immagine del redattoreLuca Baj

L’innovazione vale il 13% del nostro Pil


In questo momento storico si sente parlare frequentemente di innovazione e in particolare di intelligenza artificiale. Ma ha davvero dei vantaggi per l’economia italiana? il contributo che l’innovazione potrebbe apportare è di 228 miliardi di euro entro il 2030, con una crescita complessiva del 13% del Pil, come dichiarato dalla società di consulenza manageriale McKinsey&Company. Sul punto è intervenuto il rettore dell’Università Bocconi, Gianmario Verona: “è vero, c’è un’opportunità immensa. La quarta rivoluzione industriale è molto più di ciò che sembra, è come la seconda, quella dell’elettricità: travolge tutta l’industria, è trasversale. Un tempo c’era l’energia elettrica, oggi ci sono i dati, la rivoluzione della conoscenza, che porteranno servizi su misura a ognuno di noi. Ma per coglierla bisogna organizzarsi: le innovazioni non vengono fuori senza che nessuno le faccia. (…) Favorire lo sviluppo delle nuove competenze per i lavori di domani sarà dunque fondamentale. Il lavoro cambia repentinamente, servono una scuola e un’università che preparino i ragazzi ad affrontare le nuove sfide: se parliamo di capitale umano ma non facciamo nulla per formarlo non andiamo da nessuna parte». E’ importante dunque che le scelte politiche italiane ed europee vertano sempre di più verso una rivoluzione digitale anche attraverso lo “sfruttamento” della nostra comunità di ricercatori, valutati come eccellenze rispetto ad altri Paesi. “L’Italia è indietro, è vero, la cosa positiva è che ha diverse eccellenze, ma anche qui bi- sogna orchestrare a livello politico quali siano le priorità. Il vero tema è che non si può es- sere bravi in tutto: bisogna decidere su cosa puntare, Francia e Germania, per esempio, sono più bravi di noi”, conclude Verona.