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  • Immagine del redattoreLuca Baj

La fine di un'era? A settembre, gli ETF superano le gestioni attive. La SEC da avvio alla dere


IL SORPASSO

Bogle, alla fine, non era poi così fuori di testa. Scomparso solo da pochi mesi, John “Jack” Bogle, leggendario sostenitore dei fondi passivi, nonché fondatore del colosso dell'asset management indicizzato che porta il nome di una nave da guerra (Vanguard), non ha potuto assistere, dati alla mano, allo storico sorpasso che i replicanti hanno messo a segno proprio in questi ultimi giorni. I pickers, ossia i gestori attivi, che per il loro impegno nella difficile arte di “battere il mercato” e nella gestione del rischio richiedono da sempre commissioni importanti, mai sotto il punto percentuale, hanno fallito la missione. Scegliere, comprare, vendere non è la regola vincente, mentre tagliare le commissioni e limitarsi a replicare un indice azionario si dimostra, nella maggior parte dei casi, più remunerativo. A patto che, con bailout senza precedenti su scala mondiale, il sistema finanzi un'ascesa dei corsi tale da risultare addirittura potenziata da dati economici in parte deludenti. Non a caso, proprio i gestori stessi sono oggi tra i primi utilizzatori di ETF, come risulta poi vero per gli istituzionali in generale, questi “pizzicati” dalle nuove norme MIFID II e dagli analisti di Bloomberg a relazionarsi tra loro OTC su un mercato ETF equity 4 volte più liquido di quello retail.Solo il mercato azionario americano, il più importante, maturo ed evoluto, ha visto, proprio in un agosto carico di aspettative sugli stimoli targati FED e BCE, un'importante ripresa dei corsi e un parallelo aumento dei flussi in ingresso (per quasi 90 miliardi) sugli ETF equity a stelle e strisce. Anche quest'estate il copione si è insomma ripetuto, dando ragione anche a chi ha utilizzato gli ETF per entrare sul mercato: il ribasso dei listini è stato riassorbito, l'intervento della BCE si è dimostrato in linea con le attese, e i mercati assistono oggi al ritorno in campo della FED che però, dopo un taglio di 0.25, previsto ma da molti ritenuto insufficiente, ha dovuto iniettare in ttta fretta un enorme ammontare di liquidità in un sistema interbancario che aveva visto il tasso REPO ovenight schizzare al 10% da un tranquillo 2%. Restringendo il campo d'indagine al solo mercato ETP americano, la nuova iniezione di denaro registrata dal mercato ETF proietta, secondo le ultime stime, gli AUM dei replicanti a quota 4271 miliardi di dollari contro i 4246 miliardi ancora affidati alla gestione attiva tradizionale. Ciò significa che l'investimento in equity USA mediato tramite fondi è oggi quasi equamente diviso tra gestori attivi e fondi passivi. Come a teatro, il pubblico è oggi diviso tra estimatori e detrattori degli ETF, tra chi esalta la democratizzazione dell'investimento e la continua evoluzione dei replicanti che la guidano e chi invece teme l'aumento di volatilità e le distorsioni che la mera replica di un indice potrebbe creare in un contesto diverso, di fine ciclo. Un contesto come quello odierno insomma. Da notare che in giugno e luglio erano stati però gli altrettanto “costosi” bond ETP a dare il principale contributo alla crescita del settore grazie al loro impiego per posizionamenti sia speculativi che più a lunga scadenza (ormai esistono perfino ETF in grado di puntare sull'irripidimento della curva o sul comportamento opposto), questo nonostante risultino, rispetto alle controparti equity, per ora di gran lunga meno liquidi. Proprio sul tema degli ETF fixed income, si esprime, vale la pena ricordarlo, con anche il lancio di un nuovo impianto normativo, anche l'autorità per la vigilanza sui mercati finanziari americani. E il suo è un intervento è tanto puntuale quanto incisivo, considerato che da decenni il settore si confronta con regole solo marginalmente .compatibili con le sue esigenze.

DEREGOLAMENTAZIONE ETP: l'assit della SEC ai big di Wall St. (e ai bond ETF)

La Securities Exchange Commission statunitense non figura tra i detrattori dei replicanti, anzi. Prendendo certo atto del peso raggiunto da questa forma d'investimento, e probabilmente anche delle reali proporzioni dei cambiamenti in atto su scala globale, la Commissione ha dichiarato di aver attenuato i vincoli che gli issuer di ETP devono sostenere per portare nuovi prodotti sul mercato, individuando in questi una delle cause del calo di nuove proposte che vengono sottoposte alla sua valutazione. La SEC ha dichiarato di aver innanzitutto eliminato il vincolo che prevedeva la necessaria approvazione della Commissione stessa prima della commercializzazione al pubblico dei prodotti più tradizionali. Un passo obbligato, che eliminerà un processo dispendioso anche sotto un profilo meramente temporale.

Ma i fini della nuova normativa si spingono ben oltre, e puntano, con mirati aggiustamenti delle regole, a prender pienamente atto delle esigenze del settore e quindi spianare la strada a radicali cambiamenti, tali da liberare innanzitutto il potenziale degli ETF obbligazionari. Un vero game changer, insomma. Gli ETF obbligazionari, infatti, vedrebbero di molto ampliato il proprio margine di manovra, ad esempio con il venir meno di quelle limitazioni predisposte ai fini di tutelare dalla minore liquidità di certe emissioni, un punto sul quale le nuove regole sembrano aprire molte opportunità. L'efficienza dei bond ETF rispetto alle controparti attive è da sempre limitata da questo e da altri fattori tipici tanto del bond market quanto della struttura tipica di un'obbligazione. Non a caso si tratta di un'asset class in riferimento alla quale gli ETF non sono ancora stati in grado di sovra performare i gestori.

Nessuno sconto invece per i prodotti più complessi e strutturati con l'impiego di derivati (leve). Questi ETP continueranno infatti ad essere sottoposti al vaglio SEC prima di arrivare sul mercato. Le implicazioni di questa deregolamentazione sono prevedibilmente di enorme portata, tanto per la nota vena creativa degli issuers quanto per il boost che probabilmente questo provvedimento avrà sul mercato ETF. Naturalmente, la SEC ha previsto anche un nuovo e più stringente pacchetto di regole in materia di trasparenza che saranno applicate agli issuers per quanto riguarda i costi della negoziazione, in pieno stile MIFID II.


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