Sugar Tax: tassa etica o idea valida?
La sugar tax non è certo una novità, tanti Paesi in Europa e nel mondo l'hanno adottata. In Italia però non sono poche le opposizioni alla proposta ipotizzata n questi giorni da una parte del governo. Infatti, secondo Assobibe, l'Associazione italiana degli industriali delle bevande analcoliche, una imposta del genere produrrebbe un irrigidimento delle vendite del 30%, 10mila occupati a rischio e una chiusura dei bilanci in perdita per l’80% delle Pmi del settore. Contrario anche Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé,il quale avvalora “l’idea che tassare le merendine e le bibite gassate è sbagliata e si tradurrebbe solo in un aggravio dei costi per le famiglie e in una contrazione dei consumi, senza generare alcun tipo di output positivo in termini educativi. E ancora “un clamoroso autogol con ripercussioni sull’intera filiera agroalimentare, sui 50mila lavoratori occupati nel settore dei soft drink e sulle 400 aziende impegnate nella produzione di merendine. Il rischio è di favorire delocalizzazione e licenziamenti». È questa la posizione della Uila-Uil. Sul punto interviene anche il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio: “se dovesse passare, si verificherebbe un’ulteriore depressione dei consumi interni (…)”. In sostanza, la domanda che ci si pone di fronte a questa proposta è se effettivamente l’introduzione della suga tax sia qualcosa che davvero incentivi i consumi di prodotti salubri o sia solo un polverone etico in un momento storico di forte perplessità e disillusione nei confronti del Governo.
