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  • Immagine del redattoreLuca Baj

Gli effetti speculativi sulla volatilità si fanno nuovamente sentire


Si sta registrando il fenomeno del febbraio 2018, per il quale le scommesse ribassiste su indici hanno raggiunto i nuovi massimi storici. Cioè, gli investitori scommettono sul continuo rialzo delle Borse e su una volatilità bassa. A fine 2018 le Borse scendevano vorticosamente e la volatilità saliva. Subito dopo il movimento è stato esattamente opposto. Un ruolo fondamentale è ricoperto dai trader algoritmici, che sembrano produrre oltre il 60% del controvalore nominale degli scambi a Wall Street. Il principio base è l'utilizzo della volatilità come termometro per calcolare i rischi sui mercati. Così quando gli indici di volatilità salgono, gli algoritmi tendono a “percepire” rischi in aumento, liquidando i titoli. Al contrario, quando gli indici di volatilità scendono, la tendenza è a comprare. Anche l'effetto speculativo gioca un ruolo essenziale, soprattutto quando la scommessa ricade proprio sugli indici di volatilità. Quando questi scendono, gli investitori sono maggiormente propensi alla speculazione al ribasso, con effetto domino, in quanto tali manovre contribuiscono ad una ulteriore riduzione degli indici stessi. Le speculazioni ribassiste hanno battuto il precedente record storico dell’ottobre 2017, per poi ripetersi appunto a fine 2018. La ricorrenza ciclica del fenomeno fa sì che si registri subito dopo una inversione di tendenza. Per questo, i movimenti dei mercati a fine 2018 sono simmetrici a quelli di inizio 2019. Per questo, inoltre, azioni e obbligazioni si muovono in maniera parallela.