La Federal Reserve aumenta il costo del denaro
Come era nell’aria da diversi giorni la Federal Reserve ha aumentato il costo del denaro di 25 punti base portando i tassi a breve dei Fed Funds al 2,25-2,50 per cento. Questo è stato il quarto aumento da inizio anno, ma per l’anno 2019 la Fed ha già voluto rivedere i tre aumenti previsti a settembre di quest’anno riducendoli a due. Anche se la misura sembra scontata agli investitori un grande pressione psicologica era stata avanzata dal presidente Donald Trump. Ancora una volta l’istituzione, operativa dal 1916, ha voluto ribadire la propria autonomia politica legittimando la propria credibilità: «La politica non entra nelle nostre decisioni» ha affermato il suo presidente Jerome Powell. Sono state riviste al ribasso anche le stime di crescita del Pil americano che scendono di un decimo percentuale attestandosi al 3% per l’anno in corso. Guardando al 2019 invece si ipotizza una crescita del 2,3% contro una precedente stima del 2,9%. «L’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti - afferma Powell - ci consente di essere pazienti sul fronte dei tassi, guardando avanti. Ma in ogni caso vediamo un’attenuazione della crescita: l’indebolimento di quella globale è una delle ragioni alla base della revisione del ribasso del Pil nel 2019». Nonostante questo il presidente ha parlato positivamente del 2018 come «l’anno migliore dalla crisi finanziaria esplosa nel 2008», l’indice della disoccupazione infatti è ai livelli minimi da quasi cinquant’anni e la spesa per il consumo è in aumento, molti sospettano che l’innalzamento dei tassi sia solo una mossa per rassicurare il mercato sulle possibili evoluzioni al ribasso.
