JP Morgan, Citi, Wells Fargo e … MPS
Sulla stampa nazionale si leggono notizie ogni tanto davvero preoccupanti. Eccone una comparata ad altra. I tre colossi bancari americani hanno registrato nel terzo trimestre risultati eclatanti. Chi grazie al credito al consumo, chi alle manovre espansive (e nonostante le preoccupazioni di imminenti esplosioni di questioni politiche irrisolte), e chi alle attività di trading e ad un’oculata politica di taglio dei costi. Wells Fargo, la quarta banca americana, nonostante la multa da 13 miliardi di dollari per la truffa ai danni dei propri correntisti e relativa ai conti fantasma, sta conseguendo risultati assolutamente degni di nota, con conti addirittura superiori alle attese. Sul versante opposto le banche italiane, per le quali il “giochetto” dello spread costa quasi tre miliardi al mese. Per esempio, la variazione di ogni punto percentuale in aumento erode il capitale di MPS di 3,7 milioni. E questo è un problema che potrebbe portare a provvedimenti seri, atteso che il coefficiente patrimoniale Cet1 determinerebbe una riduzione al di sotto della soglia minima di vigilanza della BCE. Gli altri dati, relativi ad altre banche, non sono di segno diverso. Santander vale il doppio di Intesa Sanpaolo. La quota detenuta da Compagnia San Paolo, primo azionista, in detta banca è pari all’utile netto che Santander realizza in sei mesi. Il quadro quindi non è consolante, e pare davvero difficile trovare un evento, anche ipotetico, che possa far virare la nave.