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  • Immagine del redattoreLuca Baj

La crisi epocale dei subprime e la caduta dei colossi finanziari


La crisi americana derivante dai subprime si era già fatta sentire, quando Bear Sterns riuscì ad evitare la bancarotta grazie al salvataggio di Jp Morgan con la garanzia della Fed. E’ solo l’epilogo, dettato dalla complessiva sfiducia degli investitori sulla solidità dei colossi finanziari americani. Il sistema inizia a vacillare, pezzo dopo pezzo, fino a toccare Lehman Brothers. Alcuni analisti stimano che nel bilancio delle banca ci siano 65 miliardi di dollari di titoli illiquidi. Per una banca che, ai suoi massimi storici, è arrivata a capitalizzarne 45, sono numeri spaventosi. Durante voci continue di ristrutturazioni, maxi-cessioni e trattative con possibili compratori. Tutti i maggiori banchieri di Wall Street sono convocati presso la Federal Reserve al cospetto del segretario al Tesoro Henry Paulson per trovare una soluzione. Non ci sono alternative al “Chapter 11”. I mercati riaprono con la quarta banca d’investimento in stato di insolvenza e si scatena il panico. Le conseguenze dell’effetto domino sui mercati globali sono devastanti. Pochi giorni dopo la Fed è costretta ad offrire 85 miliardi di dollari per nazionalizzare il colosso assicurativo AIG che rischia di implodere sotto il peso dei miliardi di cds venduti agli investitori in tutto il mondo. I tassi interbancari schizzano a livelli record in tutto il mondo. È l’inizio della peggior crisi finanziaria che il mondo ricordi dai tempi del crack del 1929. Una crisi le cui ripercussioni si faranno sentire immediatamente sull’economia con la recessione globale che conosciamo.