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  • Immagine del redattoreLuca Baj

Economia, le scelte del Fmi e della Bce

Mentre l’effetto Coronavirus stringe di più l’economia mondiale creando un effetto domino sulle diverse economie, si apre un’altra falla quella della sostenibilità del debito dell’Argentina. Un’ulteriore implicazione che crea problemi anche alla prossima discussione relativa al Budget Ue 2020-2027, in quanto proprio l’ex numero uno del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde ci aveva creduto facendo elargire il maxi prestito da 56 miliardi di dollari all’Argentina. L’ epilogo, dopo una settimana di colloqui che la delegazione del Fmi aveva avuto a Buenos Aires, è stato quello di ammettere che gli indicatori macro segnalavano da tempo che il debito dell’Argentina, nonostante il maxi-prestito da 56 miliardi elargito proprio dal Fondo due anni fa, è insostenibile. Eppure a luglio 2019, il team del Fmi recatosi in Argentina per la quarta review della linea di credito si espresse che pur non avendo probabilità molto alte, il debito argentino appareva sostenibile. Così non è stato. Il Fondo aveva investito molto, sia in denaro che in prestigio, per evitare un altro default, un prestito così oneroso mai sborsato dal Fmi, con un bond a 100 anni e scadenza 2117 che il governo di Buenos Aires volle emettere per convincere i mercati del consolidato miglioramento dei conti pubblici. Un problema che si riflette soprattutto sui detentori del debito argentino che saranno costretti a condividere con la nazione le perdite nette su quanto investito. Già quest’anno sono da pagare debiti per 38,7 miliardi di dollari al mercato obbligazionario e il debito locale dei governi provinciali è più di 15 miliardi di dollari. Da qui, l’editoriale sul quotidiano economico-finanziario francese, Les Echos con il titolo: “E’ urgente che la Bce rialzi i tassi di interesse”. Le cause sono da ritrovare negli effetti negativi della politica espansiva, varata nel 2012 da Mario Draghi e rinnovata da Christine Lagarde al suo arrivo alla Bce lo scorso novembre, che incidono sul comparto bancario e assicurativo, oltre che sul grado di fiducia dei contribuenti e risparmiatori europei. Due criticità sulle quali peserà la potenziale lobbying tra Bundesbank e Banque de France, nel board della Bce, che potrebbero utilizzare per far leva durante la prossima riunione. Un aspetto questo non secondario che può minare la credibilità del presidente della Bce che potrebbe uscirne indebolito sulla leadership in seno al Consiglio direttivo della Bce.